Lettera raccomandata: tutto quello che c’è da sapere


Come si invia una raccomandata nel modo corretto? Come provare di aver inviato una raccomandata, e come di averla ricevuta? Una PEC ha la stessa valenza di una raccomandata classica? Come faccio a conoscere il mittente di una raccomandata in giacenza? Cosa succede se decido di non andare in posta a ritirare la raccomandata? Sembrerebbero tutte domande piuttosto banali, ma la risposta – o per meglio dire le risposte – a questi quesiti non sono altrettanto semplici, soprattutto se si vuole mettersi al riparo da eventuali. Per fare un po’ più di chiarezza, analizziamo caso per caso facendo qualche esempio pratico.

 

Inviare una raccomandata in modo corretto

Dopo aver preparato il contenuto che si vuole inviare, aver scelto una busta di adeguate proporzioni e averla accuratamente sigillata, bisogna procedere a scrivere correttamente sulla busta sia i vostri dati come mittente – “MITT.”, (nome e cognome, l’indirizzo compreso di CAP, città e provincia di appartenenza) che andranno sul lato di chiusura della busta in alto a sinistra – sia i dati del destinatario, sia questa una persona fisica o istituzione, a cui indirizzare la raccomandata; questi andranno invece scritti sul retro della busta, in basso a destra.

A questo punto, bisogna recarsi presso un ufficio postale, richiedere i moduli della raccomandata e compilarli con i dati del mittente e del destinatario. È importante ricordarsi di scrivere in stampatello la data di spedizione.

 

Come provare l’avvenuta ricezione di una raccomandata?

Se non vogliamo incorrere in problemi legali il nostro consiglio è di utilizzare sempre la raccomandata con avviso di ricevimento, perché in questo modo è possibile dimostrare in maniera più sicura la ricezione.
L’art. 1335 del Codice civile prevede infatti che una raccomandata “si presume conosciuta dal destinatario nel momento in cui arriva all’indirizzo di residenza o presso la dimora dello stesso”. Spetta quindi al mittente l’onere della prova del recapito.

Per questo, se fosse necessario produrre una prova dell’avvenuta ricezione, è importante conservare una copia della distinta di spedizione e dell’avviso di ricevimento.

La quinta sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21492, udienza 8 marzo 2022, ha stabilito che per la regolarità della notifica a mezzo posta non è sufficiente la prova dell’inoltro ma serve la dimostrazione della effettiva ricezione da parte dell’imputato.

Qualora poi si volesse poi addurre come prova dell’avvenuta ricezione, la schermata di Poste Italiane, ricordate che la giurisprudenza accetta lo “screenshot” ma non lo ritiene sufficiente e deve essere accompagnato da un altro mezzo di prova, per cui siate sicuri che la schermata riporti tutti i dati specifici e dettagliati.

 

PEC e Raccomandata hanno la stessa valenza?

Si legge sul sito governativo di AgID – Agenzia per l’Italia digitale – che:

la Posta Elettronica Certificata (PEC) ha lo stesso valore legale di una raccomandata tradizionale con avviso di ricevimento. Per certificare l’invio e la ricezione di un messaggio di PEC, il gestore di posta invia al mittente una ricevuta che costituisce prova legale dell’avvenuta spedizione del messaggio e dell’eventuale documentazione allegata. Allo stesso modo, il gestore invia al mittente la ricevuta di avvenuta (o mancata) consegna del messaggio, con precisa indicazione temporale.

Non solo quindi PEC e Raccomandata A/R (con ricevuta di ritorno) hanno la stessa valenza – inquanto la PEC garantisce la certificazione della consegna del messaggio, attestando così la validità legale – ma in un mondo sempre più digitalizzato, che impone ritmi sempre più accelerati non solo sul lavoro ma anche nelle comunicazioni e nello scambio di informazioni, il ricorso alla posta elettronica certificata garantisce anche ulteriori vantaggi.

Cominciamo con l’abbattimento dei costi (con la PEC si paga solo il canone annuo), passiamo poi ai tempi di invio e ricevimento immediati senza più code allo sportello postale, alla possibilità di inviare file in allegato (anche PDF e immagini di grandi dimensioni, non ultimo dobbiamo ricordare che una PEC può essere impugnata in caso di opponibilità a terzi.

 

Come conoscere il mittente di una raccomandata in giacenza?

Succede spesso che non si abbia la possibilità di ritirare una raccomandata direttamente dalle mani del postino, nel qual caso viene lasciato nella cassetta un avviso di giacenza, ovvero una sorta di scontrino – tipo quello del supermercato – o un cartoncino in cui si comunica che è stata tentata la consegna. L’avviso contiene anche un invito a recarsi presso l’ufficio postale indicato per ritirare la lettera entro 30 giorni, termine che si allunga fino a 180 giorni se si tratta di un atto giudiziario. L’avviso di giacenza però ci fornisce anche ulteriori indicazioni che ci permettono da un lato di comprendere a grandi linee il contenuto, dall’altro di individuare la tipologia di mittente della missiva.
Intanto il colore dell’avviso: quando la notifica è di colore bianco si tratta di una semplice mancata consegna e il contenuto della lettera può andare dalla convocazione dell’assemblea comunale al risultato di un concorso.
Quando invece l’avviso è di colore verde, allora siamo davanti a multe o atti giudiziari.
Sull’avviso è poi riportato un codice identificativo della raccomandata composto da numeri.

Codici identificativi delle raccomandate

Di seguito una carrellata del significato dei codici identificativi delle raccomandate.

Codice 05

Equivale alla cosiddetta «raccomandata 1», ovvero a quella veloce che ha carattere d’urgenza. Potrebbe trattarsi ad esempio di una disdetta di un contratto di affitto.

Codici 12, 13, 14, 15

Questi codici identificano di solito raccomandate semplici, cioè quelle effettuate da privati cittadini alla posta o online e che generalmente vengono consegnati in 4-6 giorni lavorativi.

Codici 63, 65, 630 e 650

Questi codici possono contenere atti o comunicazioni legate al mondo pensionistico, accertamenti vari, diffide o notifiche ma anche informazioni legate a visite mediche.

Codici 75, 76, 77, 78, 79

Identificano multe, atti giudiziari o comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate.

Codici 608 e 609

Questi avvisi riguardano comunicazioni della Pubblica Amministrazione, ad esempio l’invio della Carta di Identità.

Codici 612, 614 o 693

Questi codici riguardano comunicazioni provenienti da banche, altri istituti di credito o Poste Italiane.

Codici 613 e 615

Questi avvisi segnalano comunicazioni provenienti l’Agenzia delle Entrate, come multe o imposte non pagate. In alcuni casi questi codici potrebbero identificare anche comunicazioni di Poste Italiane o INPS

Codice 616

Il codice 616 è un codice che potremmo definire “generico” perché individua tipologie di mittenti e comunicazioni di diversa natura, dal mancato pagamento del bollo al sollecito di pagamento o di una comunicazione dell’Agenzia delle Entrate.

Codici 648, 649, 669

Un avviso con questi codici potrebbe indicare una lettera che contiene carte di credito o bancomat di istituti di credito. In alcuni casi potrebbe trattarsi ancora di richieste di pagamento dell’Agenzia delle Entrate.

Codice 665

Si tratta di una “raccomandata market” che indica generalmente comunicazioni concernenti sinistri stradali o le assicurazioni in generale.

Codice 668

Con questo codice si identificano comunicazioni di natura amministrativa e giurisprudenziale: avvisi di garanzia, mandati di comparizione, citazioni in tribunale, multe stradali ed altre richieste dell’autorità giudiziaria

Codici 670, 671, 689

Il codice 670 indica con certezza una cartella Equitalia – è sicuramente uno dei codici più sgraditi che si possono ricevere – ma anche i codici 671 o 689 potrebbero nascondere qualsiasi altro atto, compresa una cartella esattoriale.

Come possiamo vedere i codici più indesiderati – e quindi, intrinsecamente più pericolosi sono il 63, 65, 613, 615, 616, 630, 650, 670, 671 e 689.

 

Cosa succede se decido di non andare in posta a ritirare la raccomandata?

Scegliere di non ritirare una raccomandata o un atto – perché, ad esempio, abbiamo capito dal codice dell’avviso di giacenza che si tratta di qualcosa di particolarmente indesiderato – non solo non è produttivo ma anche particolarmente pericoloso, come ha chiarito anche dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 6527 del 24 aprile 2003. Ne abbiamo parlato approfonditamente qualche anno fa, in un articolo specifico. Rimandiamo quindi alla sua lettura per saperne di più.

 


 

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