Interessi e rivalutazione sulle retribuzioni non pagate


Quando il giudice condanna il datore di lavoro a pagare una somma di denaro ad un lavoratore, deve determinare anche interessi e rivalutazione del credito.

Così stabilisce l’art. 429 del Codice di Procedura Civile:

Il giudice, quando pronuncia sentenza di condanna al pagamento di somme di denaro per crediti di lavoro, deve determinare, oltre gli interessi nella misura legale, il maggior danno eventualmente subito dal lavoratore per la diminuzione di valore del suo credito, condannando al pagamento della somma relativa con decorrenza dal giorno della maturazione del diritto”.

Gli interessi nei crediti di lavoro

Quando gli interessi hanno origine da un credito di lavoro, siamo certi che provengano da un’obbligazione retributiva stabilita dalla legge: per questo motivo ci troviamo nell’ambito dei così detti “Interessi legali”.

In base a quanto stabilito dall’Art. 1282 del Codice Civile “I crediti liquidi ed esigibili di somme di danaro producono interessi di pieno diritto, salvo che la legge o il titolo stabiliscano diversamente”.

Per altre tipologie di interesse (così detti interessi moratori), è necessario inviare una comunicazione formale al proprio debitore e gli interessi iniziano a decorrere solo in seguito.

In questo caso invece non è necessario: se abbiamo una controversia e il giudice ci da ragione, è nostro diritto ricevere anche il pagamento degli interessi legali. Il riferimento va agli interessi e rivalutazione monetaria.

La rivalutazione

Sentiamo spesso parlare di aumento del costo della vita: l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) analizza costantemente questo fenomeno.

Senza addentrarci in analisi tecniche di natura economica, ci accorgiamo ogni giorno che i prezzi tendono ad aumentare. Quando il lavoratore vince una controversia contro il proprio (ex) datore di lavoro, probabilmente è trascorso un discreto periodo di tempo rispetto a quando aveva lavorato per ricevere le retribuzioni, quindi si crea una discrepanza temporale. Il lavoratore, sostanzialmente, riceve soltanto oggi, la retribuzione per la prestazione che aveva svolto diversi anni fa, ma nel frattempo il costo della vita è aumentato e il valore del denaro è diminuito. Pertanto, il fatto che sia trascorso questo periodo di tempo, ha comportato in qualche modo un vero e proprio calo del valore del credito che spetta al lavoratore.

Il meccanismo della rivalutazione serve a correggere questa problematica: il credito per la prestazione lavorativa resa, viene rivalutato (e quindi ricalcolato), tenendo conto dell’aumento del costo della vita.

Gli interessi maturano sulla somma iniziale o sulla somma rivalutata?

Gli interessi maturano sempre sulla somma dopo che è stata rivalutata: questo avviene, perché come spiegato in precedenza, il vero potere d’acquisto del debito originario si ottiene solo con la rivalutazione. Quindi se gli interessi venissero calcolati prima della rivalutazione, il lavoratore riceverebbe un pregiudizio economico ingiusto e illogico.

Interessi legali e rivalutazione: evoluzione storica

Il cumulo tra interessi legali e rivalutazione, non è sempre stato consentito: esiste un lungo dibattito storico-giuridico.

In particolare, l’art. 22, comma 36, della legge 23 dicembre 1994, n. 724, aveva comportato una soppressione del regime di cumulo, in favore di un sistema di assorbimento.

Il dibattito si è concluso con l’intervento della Corte Costituzionale, con sentenza sentenza n. 459 del 2 novembre del 20000, che ha dichiarato incostituzionale l’articolo l’art. 22, comma 36, della legge 23 dicembre 1994, n. 724.

Oggi pertanto è ufficialmente consentito il cumulo di interessi e rivalutazione dei crediti di lavoro.

Come si calcolano gli interessi Legali?

In base a quanto stabilito dall’articolo 1284 del codice civile, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) può modificare annualmente, la misura del saggio degli interessi legali.

Il D.M. M.E.F. 13 dicembre 2022 ha stabilito l’aumento degli interessi legali, a partire dal 1° gennaio 2023 al 5%.

Si tratta di una percentuale discretamente elevata, soprattutto se si pensa che fino al 31/12/2022 era fissata all’1,25%.

L’aumento, certamente favorevole ai fini del calcolo degli interessi dei crediti di lavoro, non deve però essere analizzato senza sottovalutare i numerosi aspetti negativi: in primis l’aggravio per tutti i contribuenti che, trovandosi ad affrontare un pagamento in ritardo, si vedono applicare una percentuale di interesse così elevata al momento del calcolo del ravvedimento operoso.

I nostri consigli

Ogni volta che sorgono controversie in materia di lavoro, dalle trattative extragiudiziali alle strategie processuali, è fondamentale intraprendere scelte consapevoli: sono molte le circostanze in cui le quantificazioni economiche inizialmente prevedibili tendono a crescere in corso d’opera a causa di problematiche secondarie apparentemente irrilevanti o per costi occulti ma inevitabili.

Per poter affrontare ogni scelta in modo consapevole, è fondamentale farsi affiancare da un team di professionisti esperti, in grado di fornire al proprio cliente gli strumenti necessari per ottenere una visione di insieme chiara.