L’estorsione è quel reato che commette colui che “mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa , procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”. Tale condotta apparentemente lontana dalle dinamiche delle collaborazioni lavorative, in realtà non è cosi infrequente nelle aule dei Tribunali.
Infatti, solitamente alla cessazione del rapporto di lavoro, si vengono a creare scontri molto energici tra datore di lavoro e lavoratore; scontri che oltre alle classiche segnalazioni agli organi di vigilanza fiscale ed amministrativa possono coinvolgere anche aspetti di natura penale.
Si pensi ad un datore di lavoro che, in amicizia con i propri dipendenti, gli anticipa (in contanti e senza registrazione nelle buste di paga) somme per vantate necessità degli stessi. Dopo un po’ di tempo alla richiesta di restituzione i rapporti si irrigidiscono ed il datore, detrae mensilmente dal compenso previsto in busta paga, piccole somme per svariati mesi, fino alla concorrenza dell’intero prestato.
Questa condotta apparentemente lineare, potrebbe generare equivoci, al punto tale da indurre i lavoratori a sostenere che il datore di lavoro pena il licenziamento, gli impone di restituire mensilmente una parte della retribuzione. Di fronte a tali accuse, magari documentate con qualche supporto di equivoca attendibilità, il rischio di ritrovarsi coinvolti in indagini diventa elevato.
Da ciò la necessità di far scorrere il rapporti di lavoro, con estrema puntualità ed esatta determinazione di importi, lasciando possibilmente fuori questioni private.
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